Dal X millennio a. C.: Iran Archeologico

ANTICA PERSIA CIVILTA’ MILLENARIA dell’IRAN

con la dott.ssa DANIELA FERRARI, Archeologa, dal 29 ottobre al 10 novembre 2019

Quando si parla dell’antica Persia, si evocano immediatamente momenti storici come le Guerre Persiane, Salamina, Maratona, Isso, l’idea di imperi orientali dispotici e dissoluti: un’immagine che nasce dalle fonti che risalgono alle culture greca e poi romana, che videro sempre nelle popolazioni dell’Iran pericolosi competitori politico-economici da combattere. Alessandro Magno rimane affascinato invece, dopo la conquista di Persepoli, dalla raffinata cultura di questi territori, che non poteva non avere una lunga storia alle spalle!

In effetti alle prime tribù iranico-indiane stanziali prima del III millennio a.C., si presentarono via via nel tempo popolazioni provenienti dalle steppe del nord che della guerra avevano fatto strumento di conquista di nuovi pascoli per il loro bestiame. Con essi arrivarono anche tecniche di costruzione, forme artistiche, sfruttamento di risorse minerarie (ferro, rame, lapislazzuli) del territorio, capacità di controllo delle tratte commerciali per oro, argento, pietre rare e stoffe pregiate: Elamiti, Assiri, Parsua, Medi, Cimmeri, Sciti,…Macedoni, Romani,…e in tempi più recenti “Il grande gioco”(*) delle potenze politico-economiche mondiali fino ai nostri giorni!

La cultura indoeuropea comparve in queste terre fin dal II millennio a. C. e portò con se tecnologie, tradizioni, religioni, lingue, dialetti ancora oggi variegati e vivi, la cui influenza giunse anche in Europa. Oggi possiamo dire che la culla della civiltà indoeuropea non è solo ed in primis l’area della Mesopotamia, che ha una storia degli studi archeologici più consolidata, ma anche in Persia dove più recenti studi delle evidenze documentali hanno portato ad una progressiva retrocessione nella datazione di siti e reperti, collocando le prime culture fin dal X millennio a. C.: in alcuni siti si sono scoperti esempi di architetture megalitiche, che a Malta e nell’ Europa si presenteranno solo dalla metà del III millennio a.C.; si è perciò dimostrata una antichissima frequentazione di quest’area.

NOTE

(*) Hopkirk,, Philips: “Il grande gioco: i servizi segreti in Asia centrale”, Adelphi, 2005

I musei di Teheran: Archeologico e vetri

    Si conservano pezzi che sono stati repertati in tutte le aree del paese, coprono un arco temporale che va dalla preistoria ceramica (calcolitico, X millennio a. C.) alle prime testimonianze islamiche.   Le collezioni sono sempre state considerate nel corso della storia per autoreferenziazione del potere politico in auge al momento;  oggi la dittatura islamica non guarda con la necessaria attenzione e cura i reperti più datati, frutto di culture ben lontane ai dettami coranici, ma comunque non può esimersi dall’esporre ai visitatori l’innegabile valore storico-artistico dei pezzi, variegati per materiali, forme, scopi ed usi.

     Splendidi i primi vasi in terracotta cordonata e poi decorata con una ricchezza di motivi geometrici che osano sconfinare in forme naturalistiche, di una sconcertante “modernità”; fantasiosi puntali del Luristan,risalenti all’età del bronzo.  Sontuosi gli ori provenienti dal Kurdistan, dal Mazandaran, tanto per citare alcune regioni.

    Squisite produzioni vetrarie, anche soffiate, risalenti al VI-V sec. a. C., che suscitarono ammirazione e desiderio in Grecia e via via nei popoli  occidentali;  sono squillanti i colori degli smalti su terracotte che decoravano anche le mura dei palazzi reali e dei templi; materiali “esotici” come il bitume, preziosi lapislazzuli, pietre e metalli, si sono prestati nelle mani di abili artigiani alla realizzazione dei più svariati manufatti per culto, insegne del potere e forza militare;  la scrittura cuneiforme per dirimere amministrazione governativa e transazioni commerciali.

I siti più antichi, Sialk

    A sud di Teheran, l’area ha restituito reperti che datano fin dal VI millennio a.C.   Dagli anni ’70 del XX sec. si sono effettuati scavi sia da team Francesi che Iranici;   si sono individuate due aree distinte per tipologie di reperti, necropoli e caratteri costruttivi in cui si denota uso di mattoni crudi, ovoidali inizialmente e poi a parallelepipedo, per le opere murarie, ceramica – inizialmente cordonata, il tornio verrà più tardi e saranno così realizzati pezzi con decorazioni più ricche – ed oggetti in bronzo e ferro  (in Europa dovremo attendere il I millennio a.C. per vederne l’uso!).

   Una forma arcaica di scrittura cuneiforme su mattoncini di argilla ci da testimonianza delle attività agricole, pastorizie e commerciali che erano praticate dalle popolazioni in quest’area, frequentata fino ai giorni nostri. Imponenti i resti di grandi opere murarie, che ci testimoniano di villaggi con case in mattoni ben delimitate da stradine; a protezione dell’umidità, spesso nei muri erano inseriti cocci di ceramica. Le inumazioni dei defunti erano anticamente al di sotto delle abitazioni.

   Poi con l’arrivo delle popolazioni indoeuropee si localizzarono vere e proprie necropoli.

Il piccolo Museo accanto all’area raccoglie molti reperti che completano la documentazione che è esposta a Teheran.

Elam, Susa, Achemenedi

   Nel corso dei millenni si incontrarono, e scontrarono, in questa terra tante etnie e culture: Ittiti (anatolici), Micenei (greci), Egiziani, Fenici; tutti hanno lasciato memoria scritta dei rapporti di guerra e pace con le popolazioni indo-iraniane, portando alla formazione di insediamenti stabili, con una capitale, fondata fin dal V millenni a. C., Susa.

  Tanti popoli, tante dinastie di sovrani, tanti strati archeologici che hanno restituito fin dalla metà del XIX sec. importanti reperti che oggi si trovano sparsi in collezioni e musei di tutto il mondo.  Il sito oggi è caratterizzato in primis dai resti del Palazzo di Dario I, che comprendeva due edifici,  uno residenza personale del re ed uno per gli eventi pubblici; Dario così restituì all’antica capitale elamita la magnificenza perduta dopo la distruzione dovuta alla invasione assira.

Nel museo sono raccolti parti di elementi architettonici e reperti che sono databili sia prima della costruzione del palazzo, sia successivamente al VI sec. a.C., sotto a varie occupazioni, tra cui quella di Alessandro Magno nel IV a.C.    Esiste anche un parco archeologico in cui sono ricostruite, in base alle evidenze degli scavi nel territorio, capanne abitative delle genti che vivevano e lavoravano nel territorio e che adottarono queste tipologie abitative per svariati periodi storici.

Poco distante al Palazzo reale, a Chokha Zanbil, i resti di una Zigurrat, una delle meglio conservate giunte a noi.

Pasargade e la tomba di Ciro I

Il sito restituisce una serie di resti di edifici che portano scolpiti i segni del potere del re: “Sono Ciro il Re, un Achemenide” (v. foto con particolare) è scritto in tre lingue su uno dei pilastri di ingresso; nel 558 a. C. sottomise anche Susa e sconfisse i Medi (550 a.C.) conquistandone la capitale, Ektaban, di cui non ci sono rimaste testimonianze visibili per la continua frequentazione umana durata fino ai nostri tempi.

Sempre Ciro I riuscì a contenere le mire espansionistiche dei popoli dell’Anatolia e dei Babilonesi, anzi nel 539 a. C. ne conquistò trionfalmente la capitale, Babilonia, dove instaurò un governo appoggiato dall’elite religiosa locale. Probabilmente da questo connubio si radicalizzò il culto dello zoroastrismo, ancora oggi praticato.

Ad una ottantina di chilometri a nordest di Persepoli, egli fece costruire una capitale per il suo nuovo impero appena costituito, con una grande residenza per se: Pasargade. Qui edificò un grande palazzo con un giardino alla maniera persiana, primo esempio documentato e qui fu eretta anche la tomba di Ciro II il Grande, dove nel 529 a.C. fu sepolto, morto combattendo i popoli delle steppe.

Questo sepolcro fu oggetto di venerazione per secoli; anche Alessandro Magno vi rese omaggio ed è giunto fino a noi nella sua forma originale: essa continuò ad ispirare l’architettura funeraria e ne è stato modello fino ad oggi. In periodo islamico, divenne luogo di culto mussulmano, come “tomba della Madre di Salomone”.

Persepoli e Nasqs-e Rostan

    Alla Dinastia Acheminide (VI-IV sec. a. C.) nel territorio iraniano si deve la concezione e la formazione di uno Stato vero e proprio,  creando una rete di infrastrutture amministrative e logistiche degne di un grande impero.    Permisero ai popoli conquistati di mantenere multiculturalità e pluralità etnica – che riecheggia ancora oggi – per lingua, religione, tradizioni.    Essi dettero un’impronta di intermediazione economico-culturale nel Medio Oriente, che restò poi a modello politico per dinastie future, ellenistiche (Seleucidi) e persiane. I resti imponenti della capitale Persepoli ancora oggi impressionano per la ricchezza iconografica dei decori; nonostante la distruzione dei palazzi di Serse, al momento della conquista nel 330 a.C., operata da Alessandro Magno; egli però fece sospendere saccheggi e incendi, tanto era rimasto stupito e rapito dalla sontuosa bellezza della città, testimonianza della grande civiltà di questa terra.

   A poca distanza, a Nasqs-e Rostan, lungo le pareti rocciose di una forra creata da un corso d’acqua, i sepolcri di Dario I e Serse I, al cui ingresso iscrizioni e bassorilievi che narrano gli eventi che ne segnarono i regni; le iscrizioni (VI-V sec. a. C.) sono documenti importantissimi perchè trilingui: antico persiano, elamitico e babilonese. Copie di queste iscrizioni, redatte in tempi diversi, si ritrovano a Babilonia e su un papiro nell’isola di Elefantina (Egitto meridionale) in lingua aramaica. Queste iscrizioni, riportate in altri siti in tutto il regno, dovevano testimoniare il potere e la valenza del re e del suo governo, consolidando il senso di fedeltà dei sudditi nei suoi confronti. Nel sito la comitiva dei corsisti ha incontrato un team di archeologi Italiani al lavoro: anche l’Italia è chiamata a dare un contributo per ricostruire la storia dell’Iran!

   Davanti alla necropoli rupestre, una torre imponente: tempio funerario, punto di guardia, ricovero fortificato di tesori offerti a gloria degli dei? …è uno dei tanti segreti che debbono essere ancora svelati. Riproduzioni di torri, dalla forma simile e decorate con elementi architettonici “a corna”, si trovano in bassorilievi e monete del tempo.

Seleucidi, Sasanidi.

Bishapur e il palazzo dell’imperatore romano Valeriano.

Dopo la morte di Alessandro Magno (il cui sogno era unire Europa ed Asia) il grande impero fu suddiviso in diversi Regni, le Satrapie: la dinastia di Seleuco I, Satrapo di Babilonia, si instaurò nella Persia. L’apporto culturale alessandrino mutò profondamente il mondo iranico anche se si continuò nell’opera di consolidamento di infrastrutture a favore dell’agricoltura, trasporti commerciali, contatti diplomatici già iniziata sotto gli Achemenidi.

Quest’area fu sempre teatro di confronto, spesso tutt’altro che pacifico, coi popoli confinanti; in particolare con il limes di Roma in espansione verso Oriente fin dal I sec. a.C.; Augusto, profittando di problemi dinastici interni dei Seleucidi e tessendo abili alleanze con i popoli dell’Armenia e della Partia, riuscì ad imporre il suo controllo sul territorio nel 20 a. C.

L’ingerenza di Roma, lontana da questi luoghi e nel tempo  indebolita da fattori socio-politici-religiosi interni, fu sempre più contrastata dai popoli iranici, che rivendicavano autonomia economico-politica sul controllo dei traffici di stoffe e materie preziose da oriente e vetri, argento e vino da occidente: si stava consolidando la Via della Seta, peculiarità che influenzerà la storia dell’Iran fino ai giorni nostri. Molti erano gli aspetti che esacerbavano i rapporti con l’impero romano; in particolare la tolleranza di diversi culti religiosi (tra cui quello cristiano) e il rapporto con gli schiavi che in Iran avevano dignità umana e non di “cosa” come a Roma.

Delle dinastie Sasanidi restano importanti testimonianze in vari siti della Persia; il gruppo dei corsisti si è recato a Bishapur (“la bella di Shabuhr”), fondata nella regione del Fars nel III sec.d. C. dal re Shabuhr I. Realizzata con un impianto ippodameo, la città conserva il complesso palaziale reale comprende oltre l’abitazione del sovrano una grande sala di incontri quadrata le cui pareti sono decorate da 64 nicchie dove erano statue e un tempio in cui veniva alimentato un fuoco perenne a propiziare la fertilità. Diversi Imperatori si misurarono con le ambinziose popolazioni Partiche, che si consideravano eredi della tradizione Achemenide, con esiti a volte anche mortali: Gordiano III nel 240 d.C. cadde in battaglia – l’evento fu perpetuato ai posteri presso la città, a Tang-el Chogar, con un grande bassorilievo rupestre sullo stile di quelli visti a Nasqs-e Rostan. Valeriano, che si era fatto costruire a Bishapur un palazzo di cui rimangono resti, fu sconfitto e morì durante la prigionia.

Alla fine dell’influenza romana inizio la dinastia Sasanide regnò con alterne vicende fino all’avvento dell’Islam nel VII sec.

Ringraziamenti e riferimenti

Dott.ssa Daniela Ferrari, docente di Archeologia per Università Aperta dei corsi di Storia antica e Archeologia

Corsisti per contributi fotografici

Huot, J.L., Archeologia mundi, Iran I vol. 1968

Wiesehofer, J., La persia antica , 1999