Piccola storia.

La storia della città nasce nel 268 a. C: tempi turbolenti in cui Roma si voleva espandere per terra e per mare ma nella pianura padana c’erano i Celti e nei mari i Cartaginesi; con entrambi aveva combattuto e il guaio maggiore sarebbe stato che si alleassero: occorrevano avamposti che nella ampia Padania fossero limes e all’occorrenza roccaforti.
Così nacque Cremona e l’argilla, materia prima più facilmente reperibile in zona, fu ampiamenete usata fino in epoca imperiale dove l’architettura si arricchì di marni e residenze private fastose come testimoniano i reperti raccolti nel Museo archeologico di San Lorenzo.
Nel 69 d. C. a Mantova ci fu una rivolta sedata con salgue e distruzione da Roma; in particolare la feroce punizione inperiale si accanì sul proprietario di una domus le cui sontuose finiture erano testimonianza del suo potere e ricchezza, tanto da far invidia a i più alti gradi dello stato e forse perciò cadde in disgrazia: la domus fu distrutta da un incendio di tale violenza da vetrificare argille. Ci sono restati i pavimenti in coccio pesto e musivi di alto pregio per fattura e materiali usati, un nifeo (III° per grandezza a N di Roma) ed malconci oggetti di un raffinato arredo che vedavano lapislazzuili, esotici marmi, avorio, vetri policromi ed ornamenti in bronzo ad ostentarne il lusso. La città fu ricostruita ma nel frattempo era arrivato il cristristianesimo e l’edificio in cui è sistemato il Museo divenne un luogo di ruinione per i primi cristiani e poi una basilica dotata di Battistero più volte rimaneggiata; gli ultimi restauri hanno scoperto affreschi ed antiche sepolture medievali. Dalle necropoli fuori le mura di Cremona romana provengono resti di letti funerari, corredi d’inumazione e lastre commemorative.
La cattedrale, costruita tra il XI e XII sec. d. C. anche con materiali di reimpiego da edifici romani, fu rimaneggiata per terremoti, gusti ed arricchimenti; conserva ancora una facciata con pregiati episodi scultorei antelamici; accanto la Torre campanaria, il Torrazzo, con un prezioso orologio e un Battistero; sotto al presbiterio nella cripa conseva varie reliquie tra le quali il corpo di Sant’Omobono. Suggestiva la visione notturna della piazza come la visita fatta ad un luitaio che dopo aver illustrato le tecniche di fabbricazione degli strumenti a corda ha lasciato voce ad un violoncellista che oltre a spiegarci l’uso dello strumento, ha deliziato la compagnia con alcune esecuzioni.