Cipro tra passato e presente

Cipro, terza isola del Mediterraneo, è un esempio di ciò che significa “geopolitica del mondo antico”, testa di ponte e/o cardine di tutti i poteri che si affacciavano sulle coste del Mediterraneo orientale: vicina all’Anatolia ed al Medio oriente, luoghi di incontri e scontri per interessi politici tra Egitto e popoli orientali e l’influsso delle grandi culture egiziano-orientali fu elaborato uno stile dalle tradizioni miceneo-doriche che esportato – come avvenne in Italia dove popoli come gli Etruschi, che evidentemente intrattenevano rapporti commerciali con Cipro, apprezzarono l”esotico” orientalizzante delle sue produzioni.
Culla di ancestrali culti fu cristianizzata molto presto grazie a figure carismatiche di santi (San Paolo, San Lazzaro, San Barnaba) a cui ancora oggi si è devoti sopratutto nella parte greca. Infatti, nonostante tanti tentativi di indipendentisti, l’isola è suddivisa da un confine-terra di nessuno, in due parti: greca, dove si pratica la religione cristiano-ortodossa e turca. Per favorire il turismo la lingua corrente è l’inglese e fino ai primi degli anni ’70 del ‘900 vi erano litorali alla italica Rimini poi, improvvisamente una guerra nel 1974, bombardamenti, invasioni ed ecco Varosha, un’area libanizzata; altra fonte di reddito per l’isola un particolare regime fiscale per cui sono favorite società e finanziarie internazionali.
Le dicotomie a Cipro sono di casa: splendide spiagge a ridosso di città bombardate ed abbandonate, città ricche di tradizioni antiche che affiancano edifici in stile gotico francese a piazze modernissime firmate Zaha Hadid come a Nicosia, siti archeologici in pianori a picco sul mare prossimi a basi militari straniere, ovunque 2 bandiere, che ricordano una suddivisione politica e culturale imposta più a tavolino che effettivamente nella cultura. La cartina ci aiuterà a seguire il percorso giorno per giorno coi gatti, domestici o randagi, compagni di viaggio e mascotte dovunque.   Il trattamento ospitale è stato punteggiato dal festeggiamento di diversi compleanni di componenti del gruppo in visita.
Le fotografie sono state fornite gentilmente da alcuni partecipanti al viaggio ed in particolare dalla dott.ssa e vicepresidente di Università Aperta Sandra Zanardi e dalla dott.ssa Patrizia Billi.

2° giorno: Salamina

2° Salamina di Cipro sorse nell’VII sec. a.C. sulla costa orientale dell’isola, rivolta verso le coste siriaco-fenicio: naturali quindi gli scambi culturali con l’impero assiro che cercava di mantenere il controllo dell’importante porto.
Interessante la necropoli “reale” che ci dice che in questi luoghi, fino dal X sec.a. C., doveva esistere un governo di aristocratici sul territorio e ci da un’idea dell’influsso che Cipro ebbe nel Mediterraneo nelle tipologie funerarie sino in Italia, dove i ricchi etruschi facevano a gara nell’imitare modi e corredi orientalizzanti nelle loro sepolture.
Le tumulazioni erano dromos in muratura, dotate di un ricco corredo in parte fittile, bronzeo con arredi e carri in legno, accompagnati dai resti di cavalli, adornati pur essi con finiture bronzee, decori che ci raccontano le gesta eroiche del mondo omerico. Spesso i reperti erano decorati in avorio e pasta vitrea di gusto egiziano-orientali. Alcune di questi siti di inumazione furono riutilizzati in età romana. Una parte della necropoli presenta poi tumuli che si avvicinano alle tradizioni minoiche a cui si rifaceva una porzione di popolazione ancora molto legata a riti autoctoni arcaici. In ogni caso l’aristocrazia anelava, per riti e decori, ad uniformarsi all’elite orientale che probabilmente aveva il controllo politico del momento.
Al periodo romano invece di devono i resti a N delle necropoli; poi un ginnasio, che sorgeva sopra a ciò che restava di una scuola tolemaica, con accanto terme, un anfiteatro e un teatro. Sono evidenti a Salamina segni di attacchi bellici e eventi tellurici: i romani ricostruirono la città dopo uno dei più distruttivi di questi. Molte infrastrutture erano lontane dal foro della città romana ed oggi non sono più accessibili per le costruzioni moderne realizzate nella stessa area.

2° giorno: Famagosta

Famagosta è un esempio delle alterne vicende avvenute nell’isola dove si sono susseguiti governi di popolazioni autoctone, greche, persiane, assire, franche, veneziane e turche: una specie di belle addormentata dall’aria un pò decadente in attesa degli occhi dei visitatori e soprattutto di un accadimento che la faccia di nuovo pulsare come in passato di cui restano fortificazioni risalenti alle crociate, improbabili resti gotici francesi e di gusto veneziano; come pure dei culti più diversi: cristiano-ortodossi e cattolici, chiese divenute moschee, chiese armene, ecc., in molti casi in abbandono.

2° giorno: Varosha

Un altro esempio di tempo sospeso è Varosha: oggi una città fantasma sul tratto di costa orientale, ricco di hotel, ormai fatiscenti, per turisti negli anni 60′ affascinati da atmosfere esotiche e da uno splendido mare. Il tempo si fermato al 1974, quando l’esercito turco occupò l’isola: un esempio nel XX sec. di quanto accaduto nei secoli passati quando si verificavano rovesciamenti di potere.

3° giorno: Kirenia e castello di Sant’Ilarione

Il castello di Sant’Ilarione è posto in altura panoramica sulla baia di Kyrenia. Storia e tradizioni si intrecciano sulla figura di S. Ilario – eremita che volle stabilire un rifugio per sè e per una comunità di religiosi fuggitivi dalle persecuzioni arabe nel VII sec. – e i bizantini che vedevano strategica la posizione per il controllo dell’area. Doveva far parte comune con le altre fortificazioni di Kyrenia e le prime notizie certe risalgono alla III crociata, quando Riccardo cuor di Leone (1191) si rifugiò a Nicosia per una grave malattia, lasciando al castello alcuni famigliari che vennero liberati da una guarnigione bizantina. La cristianità nella figura degli imperatori oltre che del Papa vedeva l’isola come strategica per il controllo delle rotte per la terra Santa e a lungo si misurò con gli arabi fino al 1489, quando fu conquistata dai Veneziani. Un ampio circuito difensivo protegge un’area che comprende edifici e piazze d’armi, cisterne e magazzini.
In una sala (16) del castello opportunamente attrezzata per la conservazione di materiali organici è stata esposta una nave ellenistica del III sec. a.C. ritrovata al largo e caricata di anfore di vino con scafo in pino di Aleppo tenuto insieme dacom chiodi di bronzo e cavicchi; era zavorrata con macine di pietra. Lo scavo ha portato in luce anche gli effetti personali dell’equipaggio.

Vounì

Ad O di Kirenya, su una collina, in vista della costa anatolica, si stende l’area archeologica di Vounì caratterizzato dai resti di un grande complesso palaziale che ebbe due periodi apicali di uso: una I° fase con due edifici risalenti al periodo achemenide (550-450 a.c.) con riscontri morfologici tipici del palazzo di Lachish (Israele) indice del forte controllo persiano sull’isola.
La seconda fase (440-380 a.C.) comportò non solo un ampliamento del palazzo in superficie ma anche in altezza, con aggiunta di scale per il piano superiore, portali monumentali ed un arricchimento di servizi e magazzini, portici e cortili con decorazioni più ispirate al gusto greco, mentre venne potenziata la raccolta delle acque piovane e la capacità delle cisterne dato che non vi erano sorgenti sul posto. Diverse le aree sacre all’esterno del palazzo.

4° giorno una passeggiata a Nicosia

Nicosia è stata fondata dai Greci provenienti dalla regione della penisola del Peloponneso, chiamato Acaia, dopo la guerra di Troia. Conosciuta come Ledra o Ledrae nei tempi antichi, la città fu sede dei re della casata dei Lusignano dal 1191. Nel XV sec. i Veneziani la occuparono cingendola con fortificazioni a stella ancora oggi ben conservate nonostante guerre ed assedi; definiscono il centro più antico della città. Oggi ciò che la caratterizza maggiormente è la divisione sud-nord (greco-turca) e caratterizzato da una recinzione di filo spinato a da checkpoint di transito.
I monumenti più visitati sono Il museo archeologico, la Cattedrale di S. Giovanni e il Museo bizantino che la comitiva in visita ha trovato chiuso. Particolare accanto le antiche mura Veneziane una avveniristica piazza progettata dalla famosa architetta Zaha Hadid.

4° Museo archeologico di Nicosia

Il MAN, fondato durante uno dei mandati britannici nel 1888 a titolo privato, per conservare e proteggere oggetti trovati negli scavi o donati, è uno dei richiami turistici più allettanti dell’Isola. Solo nel 1905 fu emanata una legge per proteggere i reperti trovati sul territorio cipriota da esportazioni incontrollate e gestione a salvaguardia del loro valore documentale.
Così nel 1924 si procedette alla costruzione dell’attuale sede neoclassica; nel 1935 fu posto sotto la tutela del Dipartimento delle Antichità e via via si è arricchito di reperti trovati durante le varie campagne di scavo non solo su iniziativa cipriota ma anche di altri paesi, non ultima l’Italia.
Si ha un quadro molto preciso della storia della ceramica, della scultura in pietra, oreficeria, bronzi ed altri materiali organici e non.
Dalle foto si può dedurre il processo evolutivo dai primi manufatti ceramici cordonati e quelli più evoluti a tornio per i vasi e le tipologie ad uso cultuali omomorfi e non. Caratteristiche le ceramiche con ingobbiatura bruno-rossiccia graffiata fino a fare emergere il colore chiaro dell’argilla; altre ceramiche erano a fondo chiaro e poi dipinte con decori naturalistici o geometrici rossicci. Le forme erano fantasiose soprattutto per gli oggetti ad uso cultuale o funerario, o per scopi manufatturieri come la distillazione di profumi.
Sotto il controllo greco si diffuse il gusto corinzio con statue in posizione ieratica e un accenno di “sorriso arcaico”.
Il rame era un’importante risorsa dell’isola che lo vide usato puro prima, poi in lega con lo stagno ottenendo manufatti in bronzo prima di quanto accadde nel resto dell’Europa; i fenici introdussero presto la lavorazione del vetro e i decori dell’oreficeria – dove si iniziò la lavorazione a granulazione – richiamano gusti orientalizzanti ed egiziani; gli Etruschi furono clienti affezionati delle manifatture cipriote oltre che ispirati esecutori di facsimili in Italia.
Il gusto dei decori egizi si impose presto con gli scambi politico-economici ma si intensificò nel periodo tolemaico; i romani esportarono anche loro stili e stili di vita.

4° giorno  Idalion

Idalion si trova a sud-est di Nicosia, fu abitato fin dal XI sec.a.C.; il mito vuole sia stato fondato dall’eroe Calcanore, esule da Troia. Divenne però città stato solo nel VIII sec.a.C., periodo in cui furono definite un’acropoli amministrativa, incluso un palazzo ed un tempio dedicato ad Atena, e su una collina ad oriente dove si concentravano diverse aree sacre ad Apollo, Afrodite ed altri culti. Solo nel VI sec.a.C. furono erette mura a protezione degli attacchi fenici che cercarono di scalzare il potere assiro, mentre da una tavoletta iscritta nel V sec.a.C. si evince che era subentrato un controllo greco. La ricchezza in rame del territorio attraeva comunque in alterne vicende popoli orientali, in particolare i fenici che si imposero non appena vi erano crisi tra le città greche.
All’interno del palazzo una struttura manifatturiera a ciclo chiuso dove si producevano oggetti in ceramica, bronzo, olio, profumi, filati, …il combustibile per tutte queste lavorazioni: l’olio d’oliva
Nel palazzo fu trovato tra il 2000 e 2006 un archivio amministrativo fenicio composto di centinaia di tavolette. Idalion perse importanza nel periodo ellenistico, dove rimasero fiorenti soprattutto le frequentazioni delle aree sacre.

5° giorno Kalavassos-tenta

Kalavassos-Tenta (lX sec.a.C.), Khirokitia, villaggi di capanne a pianta inizialmente circolare e poi poligonale, dove anticamente gli abitanti si dedicarono alla caccia ed alla raccolta dei generi di prima necessità ma si evolsero in coltivatori di frumento od orzo e con la conquista delle tecniche agricole iniziarono anche allevamenti di ovini, caprini.  Reperti si trovano presso il museo di Larnaka.
I defunti venivano spesso inumati sotto le abitazioni sotto pesanti lastre, un segno di concomitante legame e timore nei confronti degli antenati e in posizione rannicchiata con cranio allungato (deformazione ottenuta con fasce in età infantile) ed oggetti funerari. Il gruppo di capanne era protetto da uno spesso muraglione di cui non si capisce ancora la motivazione non essendo state trovate tracce di aggressioni.
All’interno delle abitazioni, ben conservate, si sono trovati “arredi” in muratura e tracce di pittura in ocra rossa; in alcuni casi si può supporre l’esistenza di un piano rialzato ed i tetti potevano essere piatti o leggermente a cupola; accanto al sito, Kirochitia, è visibile una ricostruzione ipotetica di un gruppo di capanne con i vicoli che le separavano.
Ci fu poi un periodo di abbandono, di cui non si conoscono precisamente le ragioni; gli insediamenti furono ricolonizzati durante il Neolitico (V-IV mill. a.C.). A tale periodo sono da attribuire ceramiche cordonate ingobbiate in rosso poi graffito a scopo ornamentale: rispetto al medio oriente queste tecniche si evolsero in ritardo ma poi divennero un prodotto con caratteri propri ed originali.
I defunti cominciano ad esser inumati in aree ben definite al di fuori del centro abitato.
All’età del bronzo presso il sito neolitico di Kalavassos, risalgono i resti di un ampio Palazzo le cui origini risalgono al XIV sec.a.C. Fu residenza certo di alto rango ma ciò che stupisce di più è l’organizzazione interna: magazzini con giare interrate per la conservazione dell’olio prodotto da torchi a contrappeso.

5° giorno Larnaka, Kition

Fin dal XIII mill.a.C. fu porto importante per traffici per l’Egeo, la Palestina, l’Egitto e la penisola Iberica: in pratica fu prima emporio poi una città vera propria; occorre dire che molte vestigia sono oggi poco visitabili in quanto coperte da edifici moderni e molto è andato disperso all’estero; alla periferia del centro storico si trovano un’area sacra con templi in uno dei quali è visibile ciò che resta di un giardino sacro costituito da pozzi collegati tra loro, tipologia architettonica che era diffusa in Egitto. Tra il 1200 e 1050 a.C. la struttura muraria dei templi in mattoni fu sostituita completamente da pietre, sulla superficie di alcune più antiche sono riportate graffiti di navi simili a quelle realizzate a Medineth-Abu in Egitto. Alcuni ritrovamenti dicono che accanto ai templi doveva esserci una fornace per la produzione di bronzetti votivi. A Kition si batteva moneta fino all’arrivo dei Tolomei nel IV sec.a.C. e si sono trovati in alcune tombe gioielli che presentano l’esempio più antico di una lavorazione “a granulazione” nel bacino del Mediterraneo come pure quella “a filigrana” che avranno successo in Italia tra Etruschi e Tarantino. Il museo conserva pezzi di assoluto valore documentale.
A Larnaka sorge la cattedrale dedicata a S. Lazzaro, risorto da Jesù a Betania, divenuto poi vescovo di Kition, dopo la fuga dalla Giordania; vi restò per trent’anni fino alla morte; le sue reliquie restarono a Kition ma per timore di profanazione da parte degli arabi, furono traslate a Costantinopoli (altre a Marsiglia, tanti sono i miti!…). La chiesa fu poi acquisita dai Crociati ed alternativamente usata da cattolici ed ortodossi. Eventi sismici ne provocarono la distruzione ma, novella fenice, risorse più volte.

5° giorno Lago salato, Chiesa degl’Angeli

Lago Salato
Il lago salato di Larnaka è il più grande specchio d’acqua interno dell’isola di Cipro. Si trova a sud-ovest della tentacolare città di Limassol e misura 10,65 km². Sulle sue rive sorge una moschea dedicata secondo la tradizione ad una cognata di Maometto, circondata da un giardino.
Kiti
Chiesa degli angeli: si narra che fu trasportata in volo dagli Angeli per sostenere la fede dei fuggiaschi cristiani dalle scorrerie arabe. In realtà già nel V sec. sorgeva una chiesa a tre navate e a questa fase appartengono resti di un mosaico absidale, la cattedra vescovile ed un altare. La parte meridionale in stile gotico fu realizzata dai crociati; l’iconografia religiosa dell’iconostasi si fonda su tradizioni ortodosse. Splendidi i mosaici absidali del VI sec.

6° giorno Monasteri tra i monti Troodos

La cristianizzazione iniziò presto con la diaspora degli ebrei dalla loro patria ma i romani presto ne cacciarono una parte anche da Cipro; fin dal I sec. Lentamente e poi con l’avvento del governo di Bisanzio si iniziarono a costruire chiese, più spesso verso l’interno e tra i Monti Troodos per accogliere fuggiaschi dalle incursioni di pirati sulla costa: nel V sec. se ne contavano 56!
A pianta basilicale a 3,5 e 7 navate, pareti in muratura e tetti a doppia falda retti da capriate. Ad emulazione di S. Sofia di Costantinopoli si introdussero le cupole dorate impostate su pianta a croce greca nel VII sec.; spesso decorate all’interno con affreschi ricchi di colore, con il clima piovoso ed umido dell’isola questa copertura era poco adatta e così a poco a poco le cupole furono a loro volta coperte da grandi tetti a falde. Con il regno franco e la dominazione veneziana non si ebbero sostanziali variazione se non negli affreschi prima di gusto bizantino poi gotico europeo, ma all’arrivo dei turchi le risorse per le chiese e monasteri diminuirono e molte si trasformarono in eremitaggi silenti per non urtare troppo il governo.
Oggi costituiscono una importante testimonianza di religiosità greco ortodossa.
Tra le tante sono state visitate le località:
Villaggio di Lagoudera. Chiesa di Panagia Tou Araka, XII secolo.
Nikitari: Chiesa di Panagia Tis Asinou, affreschi XII-XVII secolo.
Villaggio di Galata. Chiesa di Panagia Tis Podythou, 1502.
Kakopetria. Chiesa di Agios Nikolaos Tis Stegis (San Nicola del Tetto), affreschi XIXVII
secolo.
Per motivi religiosi fare fotografie in questi sacri luoghi è proibito e la comitiva non ha voluto incorrere in infrazioni all’interno.

7° giorno Paleo Paphos, Nea-Paphos

Fondata da esuli micenei nel XII sec.a.C. in area popolata da villaggi, divenne subito importante per il commercio verso egeo, Italia e Spagna.
Fu centro controllato a fasi alterne da Persiani (come dimostra il prisma di Asarhaddon e la sua partecipazione alla campagna di Serse contro i Greci) e Fenici. Nel 58 a.C. cadde sotto il controllo romano che ne fece una città splendida con sontuosi palazzi pubblici e domus riccamente decorate (Domus di Dionisio, di Teseo, di Aion, ecc).
Nelle necropoli, da quelle più antiche a quelle più recenti si sono trovati splendidi esempi di arredi funebri (sarcofagi scolpiti e dipinti sia a cassa che omomorfi) e ricchi corredi in ceramica e molto è stato disperso in vari musei in Europa e ed America.

Durante il periodo romano fu sede del proconsole (uno dei più famosi fu M. T. Cicerone) ma mantenne un’autonomia politica, potendo eleggere i propri rappresentanti di governo, e restando sede di Ginnasio.
Su un’altura una importante santuario ad Afrodite fin dall’età del bronzo; cadde in disuso solo con il cristianesimo nel V sec. Era realizzato attorno ad un grande cortile definito da mura costruite con blocchi colossali, resti della struttura più antica e che conduceva ad una sala con pilastri. Nel primo sec. Si verificò un sisma distruttivo e fu ricostruita interamente con fortificazioni e tornò florida durante il periodo degli imperatori Severi, ma terremoti successivi ne provocarono l’abbandono a favore di Salamina nel IV sec..
La cristianizzazione incominciò presto nel I sec. e qui fu catturato e torturato S. Paolo di passaggio verso Roma.

Paphos, tombe dei Re – Scoglio di Venere

Particolarmente spettacolari per la loro imponenza, complessità di scavo nella roccia e articolazione di stili sono le “Tombe dei Re”; in realtà erano monumenti funebri di importanti personalità di famiglie aristocratiche e/o funzionari pubblici che non erano “re”.      Nonostante sismi e l’abbandono si sono conservate relativamente bene perchè erano scavati interrati nella roccia a picco sul mare; riproducevano parti di ricche dimore con cortili e stanze nello stile in voga al momento della costruzione che si protrasse per vari secoli a. C.

Kurion

Fondata nel V sec.a.C. da coloni peloponnesiaci, ebbe vicende travagliate essendo stata coinvolta in diatribe tra greci, greci e persiani, persiani ed egiziani.
La parte antica è in gran parte ancora da scavare e comunque ciò che resta visibile oggi è fondamentalmente di origine romana. Nel VII sec.d.c., con le incursioni arabe, si ebbe il definitivo declino, iniziato con l’espansionismo della vicina Episcopi.
Nel XIX sec. Luigi Palma di Cesnola portò avanti scavi per procurarsi soprattutto pezzi di pregio per collezioni, in primis per il Metropolitan Museum di cui divenne curatore; solo nella seconda metà del XX sec. si sono fatti scavi scientifici. Oggi il sito è prossimo ad area militare inglese.
La casa di Eustolius è senza dubbio una domus fastosa: l’ultimo proprietario era di cultura cristiano-bizantina e vi si richiamano stili decorativi  che ricordano edifici privati nel Libano cristiano del tempo; peristili, stanze private e di rappresentanza e terme erano frequentate per volontà del proprietario, anche dalla popolazione povera, Iniziativa presa anche del banchiere ravennate Giuliano l’Argentario che contribuì a dotare la sua città di infrastrutture a favore dei cittadini meno abbienti. Il teatro attuale sorge dove era uno precedente del II sec.a. C. ed è la ricostruzione ultima dopo un sisma del IV sec.d.C., poi l’abbandono e l’uso dell’area come cava di materiali. Si possono ammirare l’articolato complesso della Cattedrale, del foro e delle terme pubbliche. Presso l’agorà, già dal II sec.a.C., una grande cisterna per l’acqua con le più piccole per la decantazione delle impurità; accanto alle terme un ninfeo, complesso di fontane dedicato alle ninfe e poi le imponenti terme pubbliche, che subirono lo scempio del terremoto del 365 d.C., dopo al quale molti ambienti furono adibiti ad uso privato per coloro che avevano perso la casa nel sisma.

Amathus

Gli scavi della città, scoperta nel Medioevo, sono in realtà iniziati scientificamente nel 1930; prima molti sono gli scavatori che hanno operato sul sito, anche il già citato Luigi Palma di Cesnola, ma in generale hanno disperso i rinvenimenti in molti musei in tutto il mondo. Nel XX sec sono stati fatti importanti rinvenimenti e consolidamenti al opera della scuola di Atene.
Risalenti al XI sec.a.C., le prime tracce di occupazione del sito da parte di genti autoctone. Gli esempi di scrittura sono il lingua greca e alfabeto cipriota sillabico. Forti i contatti con Grecia, Siria, Palestina e Egitto, da cui fu importato il culto del dio Bes. Tra VIII e VI sec.a.C., un periodo florido, si ebbe una produzione raffinata di gioielleria ed avori; pur sotto il controllo di egiziani e persiani la città mantenne una certa autonomia di governo, la città ebbe stabilità politica e autonomia di commerci, battè pesino moneta.
Le ricerche nell’area hanno portato in luce edifici dai decori egittizzanti per culti dedicati a Bes e Athor, oltre ad Afrodite ed Astarte. I resti degli edifici più significativi ci dicono di conflitti e lotte che videro i Tolomei prevalere per il controllo delle ricche miniere di rame e lo sfruttamento del legname dei boschi. Nel 58 a.C. Roma impose il suo controllo spostando il centro amministrativo a Nea Paphos e decretando l’inizio di una decadenza acuita dagli eventi tellurici che si susseguirono: dopo quello del 365 d.C., i vescovi cristiani trasformarono il tempio di Afrodite in basilica cristiana e l’Imperatore Giustiniano fece erigere imponenti fortificazioni prendendo i materiali da costruzione proprio dall’acropoli. Dopo gli attacchi arabi del VII sec., la città venne abbandonata definitivamente

Le evidenze che ci restano risalgono al periodo tolemaico, romano e cristiano.
Il foro, antica agorà, era articolatissimo con ninfei, fontane , terme, aule di rappresentanza ed era rifinito con lastricati. Il bacino del porto a sud è oggi sommerso e sul litorale ad oriente si trovano i resti di una basilica cristiana del III sec. Sul pendio verso nord resti di un’altra basilica cristiana a 5 navate dedicata a Santa Barbara. Più ad ovest ciò che resta della chiesetta dedicata al primo martire cipriota S. Tykhonas, tanto venerato che attorno si sono ritrovate decine di sepolture paleocristiane.
Nel palazzo del re, usato fino all’arrivo dei Romani, si sono trovati serbatoi (pithoi) per derrate alimentari; si sono trovate fosse votive ricolme di statuine di divinità o devoti.