Aquileia: un porto e una città romani, una basilica cristiana ed un territorio.

Aquileia e Grado in Friuli: sempre terra di confine o limes?

Confine lo è sempre stato, per collocazione geografica in un contesto orografico, tra mare e monti, cerniera tra zolle tettoniche il cui moto è sempre stato fonte di attività sismica. Abitato da genti le cui terre spesso invase da altre, erano salde nell’orgoglio di appartenere ad una cultura forgiata proprio da quella terra.

I Romani intravidero la potenzialità di questo territorio e fondarono Aquileia nel II sec.a.C. A; l’impianto urbano aveva fulcro nel porto e nelle infrastrutture commerciali dove trovavano sbocco al Mediterraneo, via Adriatico, i territori nel cuore dell’Europa centro-settentrionale; i doni della natura e dell’opera dell’uomo erano oggetto  di conoscenze e  scambi e perciò, più che un limes, i romani fondarono una cerniera tra popoli e la resero ricchissima e splendida.

Ciò la riscattò dalla caduta dell’Impero Romano nel IV sec. d.C. proiettandola al centro di interessi di nuovi grandi imperi e soprattutto del credo Cristiano: la fondazione nel IV sec. d. C. della Basilica Patriarcale ne segnò un destino che, potremmo dire, rivaleggiò nei momenti bui dell’Alto Medioevo con la luce della Roma, sede del papato. L’influsso di Bisanzio, della sua ortodossia riecheggiò anche ad Aquileia; l’arrivo dei Longobardi convertiti al cristianesimo e i scismi religiosi in seno alla Chiesa di Roma segnarono la sua storia, con essa gli edifici, in particolare il complesso basilicale, che per adeguarsi ai mutati dogmi definirono forme e decori sempre nuovi nel corso di pochi secoli.

Tutti i popoli che dal Nordest europeo, anche ostili come gli Unni, che volevano affacciarsi al mar Mediterraneo, vi transitavano; le popolazioni locali tentarono di resistere ma alla fine trovarono a Grado, in laguna, o sui monti un rifugio più sicuro. Nei secoli successivi al mille la Basilica restò meta di pellegrinaggi, lungo le tratte che anche i crociati percorsero, e testimonianza di fede fino ai nostri giorni; anche nel XX sec. dopo le grandi guerre, qui trovò pietosa rimembranza dei militi italiani caduti difendendo un suolo sempre conteso. Ancora oggi, come è capitato di vedere alla nostra comitiva, si svolgono cerimonie per l’Ordine degli Ospitalieri di S. Giovanni.

 Struggenti le sculture di Edmondo Furlan che sono conservate sia all’interno della Basilica che nell’adiacente Cimitero militare.

Il territorio di Aquileia ancora oggi ha molto da restituire in quanto testimonianza del proprio passato ed il museo Archeologico detiene una raccolta sontuosa che nel tempo andrà ad arricchirsi grazie ai futuri scavi.

Aquileia: foto porto, mercati, foro

Aquileia: foto domus fondo Cossar e a nord basilica

Aquileia: i sepolcri.

Aquileia: Museo Archeologico Nazionale

Aquileia: Basilica e Cripta basilicale

La Basilica, fondata dal vescovo Teodosio nel IV sec. d. C., inizialmente con due corpi di chiese (uno dove ora sorge il Campanile) e fonte battesimale ha avuto vari assetti: quello che vediamo oggi risale al XI sec.  Sorge su area urbana romana con ricche domus che si trovano a livelli sottostanti il pavimento basilicale attuale; in periodo covid non sono visitabili, ma restano una interessante testimonianza come le aule delle residenze patriarcali e il fonte Battesimale nelle vicinanze. Al di sotto dell’abside rialzata della basilica, una cripta affrescata con storie di crociati e dei santi Ermegonda e Fortunato, risalenti al XI sec. ed una ricca raccolta di reliquie di santi martiri che dettero con la vita testimonianza di fede cristiana.

Aquileia: Palazzi Episcopali e Fonte Battesimale

Aquileia e il suo cimitero militare

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